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Basics
15 settembre 2017

Di Leonid Kalashnyk

L’anno scorso il mondo ha commemorato il 30o anniversario del peggiore disastro nucleare nella storia dell’umanità. L’esplosione, avvenuta il 26 aprile 1986 presso la centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina settentrionale (all’epoca parte dell’Unione Sovietica), ha rilasciato nell’atmosfera una grande quantità di contaminanti radioattivi che ha investito gran parte delle zone occidentali dell’Unione Sovietica e dell’Europa e ha avuto conseguenze durature per la vita di milioni di persone.

Far fronte alle conseguenze del disastro di Chernobyl ha richiesto enormi sforzi da parte degli Stati interessati. Un importante contributo è stato dato anche dalla comunità internazionale, da ONG e da iniziative private. Tuttavia, l’eredità del disastro permane. Alcune aree della Polesia, una regione a cavallo tra Ucraina e Belarus che include parti della Russia occidentale, continuano a essere contaminate da radiazioni. Secondo alcuni studi, come ad esempio quello dell’Iniziativa per l’ambiente e la sicurezza (ENVSEC) cui l’OSCE partecipa, la regione è vulnerabile a inondazioni, siccità e incendi boschivi. Ciascun evento comporta il rischio che la contaminazione radioattiva residua possa propagarsi a zone più vaste, con effetti negativi per la salute delle popolazioni, per l’economia e per l’ambiente. Il rischio è aggravato dal cambiamento climatico. In una valutazione partecipativa, completata dall’ENVSEC nel 2016, oltre 200 soggetti interessati dell’Europa orientale hanno individuato nella Polesia una delle aree più vulnerabili della regione per il potenziale impatto del cambiamento climatico.

Gli Stati partecipanti dell’OSCE sono fermamente impegnati ad alleviare le conseguenze del disastro di Chernobyl, come dimostrato dagli impegni assunti ad alto livello politico, tra cui la Dichiarazione ministeriale del 2005 sul 20° anniversario del disastro di Chernobyl e la Dichiarazione ministeriale del 2007 sull’ambiente e la sicurezza. Nel corso degli anni l’Organizzazione ha intrapreso passi importanti per tradurre in azione tali impegni politici.

Riduzione del rischio di diffusione della contaminazione dovuta a incendi boschivi

L’anno scorso l’OSCE ha avviato un progetto inteso a ridurre i rischi per le comunità, per i vigili del fuoco e per l’ambiente nelle aree colpite dal disastro di Chernobyl del Belarus e dell’Ucraina. Gli incendi boschivi in zone contaminate rilasciano radionuclidi che si sono depositati sulla vegetazione e sul sostrato organico. A seconda della direzione del vento e di altre condizioni atmosferiche, tali particelle radioattive possono coprire notevoli distanze, con il rischio di contaminare territori al di fuori della zona già colpita e di rappresentare un pericolo per i vigili del fuoco e per le comunità.

Tra i risultati attesi dal progetto figurano raccomandazioni per creare un regolare sistema di scambio transfrontaliero di informazioni sulla gestione degli incendi boschivi nella Zona di esclusione di Chernobyl e al di fuori di questa, nonché un sistema comune di pronto intervento in caso di tali eventi. Gli esperti che partecipano al progetto forniranno anche orientamenti ai vigili del fuoco sulle misure da adottare per spegnere gli incendi boschivi nelle aree colpite di Chernobyl, che includeranno attività didattiche per il lavoro da svolgere con le comunità locali.

Finanziato dall’Austria, dalla Germania e dal Liechtenstein, il progetto è realizzato dall’OSCE in collaborazione con il Centro di monitoraggio globale degli incendi e con diverse agenzie nazionali del Belarus e dell’Ucraina. Esso si avvale dell’impegno proficuo e duraturo dell’OSCE a sostegno degli Stati partecipanti per rafforzare le loro capacità di far fronte agli incendi boschivi, in particolare nel Caucaso meridionale, ed è parte di una serie di progetti che l’OSCE sta realizzando in cooperazione con il Belarus.

Sensibilizzazione in campo ambientale

Particolarmente importante anche per Chernobyl è un altro progetto che si inserisce nella serie avviata lo scorso anno e si concentra sul rafforzamento del ruolo dei Centri Aarhus nel far fronte alle sfide ambientali in Europa orientale. Come previsto dalla pertinente Convenzione, i Centri Aarhus aiutano i cittadini a esercitare i loro diritti all’informazione, alla partecipazione e all’accesso alla giustizia in campo ambientale. Attualmente la rete dei Centri Aarhus, che gode del sostegno dell’OSCE, comprende 60 strutture in 14 paesi, tra cui il Belarus, la Moldova e l’Ucraina, e costituisce uno strumento efficace per affrontare le sfide legate a Chernobyl, contribuendo a sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi legati agli incendi boschivi e su altre sfide a livello di comunità, nonché alla riduzione di tali rischi.

Mappatura dei rischi di radiazione

Entrambi i progetti di cui sopra hanno beneficiato dell’esperienza acquisita dall’OSCE nel corso di un progetto precedente, completato nel 2015, con cui è stato prestato sostegno ad agenzie nazionali per una più efficace protezione del loro personale e della popolazione della Polesia dai rischi legati alle radiazioni. A stretto contatto con le autorità governative e con esperti nazionali del Belarus e dell’Ucraina, l’OSCE ha prestato sostegno alla mappatura della contaminazione radioattiva nelle aree colpite da Chernobyl lungo la frontiera tra il Belarus e l’Ucraina. Nel quadro del progetto sono state inoltre elaborate norme in materia di sicurezza per il personale delle agenzie nazionali che operano in tali aree.

Ininterrotta cooperazione internazionale

Mentre il periodo post-Chernobyl sta entrando nel suo quarto decennio, la cooperazione internazionale per ridurre le conseguenze del disastro continua. Il sito di Chernobyl è attualmente in fase di trasformazione. Una nuova struttura, la cosiddetta “New Safe Confinement” andrà a ricoprire il sarcofago che era stato provvisoriamente costruito dopo l’incidente. La nuova struttura è stata progettata per rendere il sito più sicuro e consentire lo smantellamento della vecchia struttura ormai obsoleta, nonché la gestione del materiale radioattivo al suo interno. Si tratta di un’impresa unica e ambiziosa che è stata finanziata attraverso il Fondo di protezione di Chernobyl e gestita dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo per conto dei contribuenti al Fondo stesso, e il cui completamento è previsto nel 2017.

In occasione di una conferenza internazionale intitolata “Trent’anni dopo Chernobyl. Dall’emergenza alla ripresa e allo sviluppo socio-economico sostenibile dei territori colpiti”, organizzata dal Belarus a Minsk nell’aprile dello scorso anno per celebrare i 30 anni trascorsi dal disastro, la comunità internazionale, tra cui l’OSCE, si è riunita per valutare i progressi e promuovere ulteriori iniziative per lo sviluppo socio-economico sostenibile dei territori colpiti. Nell’illustrare il contributo dell’Organizzazione il Coordinatore delle attività economiche e ambientali dell’OSCE, Yurdakul Yiğitgüden, ha dichiarato che “Chernobyl ha dimostrato quanto sia importante per la comunità internazionale cooperare per far fronte ai rischi e alle conseguenze di disastri devastanti. Abbiamo intrapreso iniziative concrete per tradurre in azione sul campo i pertinenti impegni politici.

In dicembre l’Assemblea generale dell’ONU ha adottato per consenso una risoluzione elaborata e presentata dal Belarus intitolata “La persistente eredità del disastro di Chernobyl”. La risoluzione riconosce la necessità di proseguire la cooperazione internazionale nelle aree colpite di Chernobyl, sotto l’egida delle Nazioni Unite. Una cooperazione che può contribuire anche all’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e del Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di disastri 2015–2030.

L’esperienza acquisita nel far fronte alle conseguenze dell’incidente nucleare di Chernobyl ha chiaramente dimostrato quanto sia importante per la comunità internazionale cooperare per affrontare i rischi e le conseguenze di disastri devastanti. Attenuare gli effetti a lungo termine di Chernobyl nelle zone colpite costituirà un elemento importante delle attività dell’OSCE volte a promuovere lo sviluppo sostenibile in Europa orientale negli anni a venire.

Leonid Kalashnyk è un funzionario addetto al Programma ambientale dell’Ufficio del Coordinatore delle attività economiche e ambientali dell’OSCE.